sabato 28 febbraio 2009

ROCCA BARALE (m 800): Peter Pan


Sabato 28 novembre 2009



Io, Manu e Paolino l'Alpino


Aria di primavera!
Siamo in tre, indecisi tra Paretone di Machaby e Rocca Barale (m 800)...
Alla fine optiamo per quest'ultima, dove arriviamo alle 9,30.
Parcheggiamo, divoriamo un panino, ci imbraghiamo e via, avvicinamento di una ventina di minuti ed eccoci all'attacco della via Peter Pan (6a 6 L 170 m):

Come la scorsa volta che siamo stai qui, stranamente non c'è nessuno, tranne un ragazzo che arrampica in solitaria.

Ci leghiamo e ci spartiamo i tiri da primo, non sappiamo le difficoltà dei singoli tiri, tranne che il tratto chiave dovrebbe essere il terzo.

Parte Paolino lungo una placca piuttosto impegnativa (5b o 5c), acquita dal fatto che il primo tiro è di per sè più ostico, in quanto si è freddi e si deve interpretare la roccia del posto.

Ci riuniamo ad una scomoda sosta, poi riparte Paolino lungo un altro tiro in aderenza pura (5c nei primi passi, poi via via più facile), prima molto inclinato, poi più abbattuto, fino alla cengia mediana.

Si noti l'espressione di viva intelligenza di Manu:

Manu prende le redini della cordata e parte lungo il terzo tiro (6a): prima si innalza su un muretto oltre la cengia, poi affronta il passo chiave:

Una buona presa per la mano sinistra e poco altro... Si carica il piede destro su una micro-tacca, con molta fiducia, in modo da allungarsi ad afferrare una tacca con la destra, con cui issarsi salendo verso destra fino ad un punto di riposo. Segue un muro verticale ben appigliato, molto divertente, fino alla comoda sosta su un aereo terrazzino in alto a destra.

Manu ci recupera: il passo non mi riesce (per la verità non ci provo troppo convinto) e lo azzero, Paolino al terzo tentativo lo supera:

La roccia, specie da qui in su, è fantastica, uno gneiss che garantisce ottima tenuta di piede. Anche la chiodatura è perfetta.

La quarta lunghezza (5c) vede ancora Manu davanti: si innalza sopra le nostre teste in verticale, lungo un diedro molto estetico, ben appigliato:

Il diedro è occluso da un tetto, per cui si esce a sinistra, lungo la sua faccia sinistra, liscia, ma, grazie ad una fessura sulla destra ed al filo dello spigolo che offre buona presa, ci si porta in esposizione in fuori sul filo e poi in placca, al di sopra dell'ostacolo.


Placca verticale solcata da una fessura, prima in leggera destra, poi in diagonale verso sinistra: splendida, molto divertente e logica, fino alla comoda sosta.

In trova trovo un uomo scalzo... Qui ci scambiamo una corda e prendo il comando della cordata per le ultime lunghezze.

Il quinto tiro (5c) è una splendida placca da salire in pura aderenza:

Inizialmente più lavorata, si impegnativa negli ultimi 10 metri, dove la roccia è scura, quasi nera: ne esco afferrando una prua rocciosa ( a destra in foto), in una sorta di dulfer, poi un leggero traverso a sinistra mi permette di salire l'ultimo risalto fino alla nicchia di sosta:

Recupero i compari, poi parto per l'ultimo "viaggio", la sesta lunghezza (5b/c), su bellissima placca rossa, in grande aderenza, prima lungo un accenno di diedro, poi in piena placca:

In cima ritrovo il ragazzo che ha salito Bagheera autoassicurandosi, assicuro i compagni e, quando mi raggiungono, ci sleghiamo e proseguiamo lungo le placche appoggiate soprastanti:

Riposo in cima: sullo sfondo, il Dente Orientale di Cumiana (m 1.343) con la cappella in vetta:

Autoscatto:

Si torna giù con tre corde doppie:

Manu si ferma alla cengia mediana per provare un tiro di Capitan Uncino (6b), un po' troppo impegnativo, dato l'allenamento attuale...

La parete vista dal basso:

Strani personaggi popolano il bosco alla base della rocca:

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