sabato 6 giugno 2009

PUNTA MARGUAREIS (m 2.651): Canale dei Genovesi e Canale dei Torinesi



Sabato 6 giugno 2009



Io e Paolino l'Alpino



Ancora meteo piuttosto avverso, ma ormai ci ribelliamo: si va al Marguareis!
Le previsioni lasciano uno spiraglio di speranza, in questa zona: sveglia "alpinistica", alle 4,30, che purtroppo preclude a Wil la possibilità di essere dei nostri.
Ma non si può proprio fare diversamente: anzi, praticamente tutti salgono la montagna in due giorni, dormendo al Rifugio Garelli (m 1.970), mentre noi, nonostante lo scarso allenamento stagionale alla fatica, optiamo per la volata unica, in giornata.
Passata la Certosa di Chiusa Pesio, poco dopo le 6,00 siamo al Pian delle Gorre (m 1.032), dove sorge l'omonimo rifugio, raggiungibile in auto:

Alle 6,40 siamo in marcia; il cielo è abbastanza sereno, le nuvole sono concentrate proprio attorno alla vetta del Marguareis (m 2.651)...
L'idea è di salire il Canale dei Genovesi (45° PD+ 400 m), toccare la vetta della Punta Marguareis (m 2.651) e scendere lungo il Canale dei Torinesi (40° PD- 200 m).
Decidiamo (saggiamente) di lasciare le racchette da neve in macchina, già così ci aspetta un dislivello di tutto rispetto (oltre 1.700 m, calcolando la perdita di quota dopo il rifugio).
Tra sprazzi di sereno e nuvole che avvolgono la nostra meta, saliamo abbastanza veloci:

Alle 8,30 siamo al Rifugio Garelli (m 1.970), in foto con alle spalle il canale che intendiamo salire:

Il rifugio è chiuso; è splendido, il locale invernale è grande e bellissimo, la copertura è una grande vetrata che lascia vedere tutto quanto ci circonda:

Anche la stanza da letto è grandiosa: in ordine, pulita e dotata di ogni comfort:

Ci fermiamo a sgranocchiare qualcosa e bere in abbondanza: è utile al fisico ed alleggerisce lo zaino...
Dopo una ventina di minuti ripartiamo, sempre tra nubi e schiarite, alla volta della nostra via:

Scendiamo verso il Laghetto del Marguareis, da cui si alza il conoide nevoso alla base del Canale dei Genovesi: sono le 9,20.

Paolino verso l'imbocco del canale vero e proprio:

In zona non c'è nessuno, l'ambiente è selvaggio e grandioso:

Il canale piega quasi subito a destra, incuneandosi tra le imponenti pareti di calcare. Alla nostra destra, cerchiamo con lo sguardo l'attacco della via Aste-Biancardi (6a TD 500 m), di cui ho letto soprattutto nei racconti di Gianfranco Bertolotto, depositario dell'alpinismo della zona negli ultimi anni.

Saliamo abbastanza bene, solo cinque camosci ci fanno compagnia...

Saliamo, sempre in alternanza di schiarite e nuvole...

Cominciamo ad intravvedere l'uscita del canale, preceduta dal famoso restringimento con salto roccioso:

La strada percorsa, alle nostre spalle:

La neve ha la consistenza giusta, intorno a noi grandi pareti ci osservano immobili (meno male!):

E' la prima volta che mi trovo in questa valle, è tutto nuovo: le sensazioni sono fantastiche:



Ci siamo quasi: Paolino si avvicina al salto di roccia:

e lo affronta: la corda fissa è sepolta dalla neve:

Eccola:

Superiamo l'ostacolo, oltre il quale poche decine di metri conducono all'uscita del canale:

Sono le 10,50 e con un misto di emozione e soddisfazione siamo fuori, abbiamo salito il Canale dei Genovesi!

Di fronte a noi, a sinistra faccia a valle, la Punta Tino Prato (m 2.595):

Sulla parete, un anello di calata permette di scendere il tratto più complicato del canale in corda doppia:

Appena in cresta, siamo investiti da un vento patagonico, forte e freddo.
La cima della montagna è alla nostra sinistra, uscendo dal canale, lontana un centinaio di metri.
Nel superare il tratto roccioso, la regolazione di un rampone mi è andata fuori posto, per cui devo trafficare non poco con le mani ghiacciate...

Risaliamo con fatica gli ultimi risalti della cresta, in mezzo alle nuvole, quando ecco apparire la croce di vetta:

Sono le 11,10. Ovviamente siamo soli sulla montagna e le condizioni ci impongono una breve sosta: solo le foto di rito ed una frase sul libro di vetta, scritta in due, per evitare che il vento strappasse le pagine...

La vetta della Punta Marguareis (m 2.651), massima elevazione delle Alpi Liguri:

Ora si tratta di orientarsi e di trovare il Canale dei Torinesi (40° PD- 200 m), lungo cui scendere...
Fortunatamente la visibilità ci permette di muoverci sufficientemente bene: una buoba relazione e l'altimetro ci fanno individuare la via giusta:

Purtroppo, però, nel frattempo sopraggiungono veloci nuvoloni scuri che non lasciamo presagire nulla di buono:

Il canale offre una pendenza iniziale non da poco; la neve è decisamente più dura rispetto al Canale dei Genovesi da cui siamo saliti, nonostante l'ora sia più tarda...
Per sicurezza, decidiamo di scendere faccia a monte, utilizzando al meglio la piccozza e le punte dei ramponi:

Dopo pochi minuti, puntuale, si scatena il temporale: tuoni e fulmini, mentre cade un misto di pioggia e grandine, anche se con poco vigore, per ora.
Cerchiamo di accelerare, memori della disavventura durante la discesa dal Pelvoux dello scorso luglio, sempre concentrati ed attenti a non pregiudicare la sicurezza nella progressione.
Finalmente la pendenza diminuisce e possiamo scendere più veloci fino al conoide di attacco del canale:

Alla nostra sinistra, grandi pareti racchiudono e nascondono la via seguita in salita:

Ecco il Laghetto del Marguareis e la valle che stavolta seguiremo in discesa, senza passare e risalire al rifugio:

Foto ricordo al laghetto, mentre indico con la piccozza il Canale dei Genovesi:

Scendiamo veloci, ma il temporale prende forza, fulmini e tuoni ci preoccupano, fino a quando non individuiamo una baita con la porta aperta. Sono le 13,10.
Non appena ci infiliamo all'interno, si scatena il finimondo: una grandinata colossale prende a ricoprire in pochi minuti i pendii di una coltre bianca...
Noi dobbiamo mangiare qualcosa, prostrati dallo sfrozo: siamo al riparo, mangiamo un panino e beviamo in abbondanza, non ci resta che apsettare che si calmi la tempesta.
La grandinata dura ben 2 ore e 20 minuti!
Ormai dovunque si vede oltre una spanna di chicchi di ghiaccio!
Noi aspettiamo al sicuro e non perdiamo il buonumore, dopotutto siamo fuori dalle difficoltà ed abbiamo trovato un provvidenziale riparo.

Finalmente, alle 15,40 il tempo pare offrire una tregua, così ci vestiamo e sgusciamo fuori, ancora con i ramponi ai piedi: seguiamo una lingua di neve, che ci permette di scendere veloci.
Il resto della discesa avviene sotto una pioggerella quasi piacevole.
Ormai nel bosco, a pochi minuti dall'auto, incontriamo una decina di persone dirette al rifugio per salire il canale il giorno seguente: ci fanno i complimenti per la salita in giornata e noi li informiamo sulle condizioni della neve, ammonendoli sul fatto che il canale di discesa richiede molta attenzione.

Purtroppo, leggo il giorno successivo che uno di quei ragazzi avrà un incidente, cadendo lungo il canale di discesa per ben 200 metri, con conseguenze fortunatamente non letali...
Il freddo post-temporale sicuramente ha contribuito a rendere ancora più duro il fondo dei canali.

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