sabato 5 marzo 2011

CAPO NOLI (m 10): In Scio Bolesomme


Sabato 5 marzo 2011


Io e Manu


Stavolta mi porto a casa il celebre traverso di Capo Noli, In Scio Bolesomme (6a TD 9L 350 m).

In effetti mi mancava ancora, benché l'avessero già salito tutti i miei compari abituali; siccome a Manu era piaciuto parecchio, optiamo per questa destinazione.
Partiamo alle 8,00 da casa mia, imbocco l'autostrada e viaggiamo alla volta del clima mite della Riviera: da noi è nevicato fino a ieri mattina e, benché ci sia bel tempo ovunque, temo di trovare pareti innevate o bagnate, altrove...
Alla fine la scelta si rivelerà giustissima: poco dopo le 10,00 siamo a Capo Noli (SV).
La temperatura è mite, in effetti, essendo di 14°C, ma persiste un vento freddino piuttosto fastidioso, che ci spinge a vestirci bene; siamo venuti fin qui proprio per non battere i denti, quindi non vogliamo soffrire!

Indossiamo softshell e pile.

Parcheggio piuttosto malamente, come scoprirò più tardi al nostro ritorno, ma molto vicino alla linea di calata che conduce all'attacco del famoso Traverso di Capo Noli.

In Scio Bolesomme è infatti una via in traverso sul mare, aperta nel 1979; il tracciato dell’itinerario, il cui nome significa appunto “sopra la risacca”, porta ad abbassarsi talvolta fino a pochi metri sopra le onde, per risalire poi e percorrere con saliscendi e divertente arrampicata buona parte della scogliera di Capo Noli.

Ci avviamo lungo l'Aurelia fino alla rientranza in corrispondenza della quale si reperisce l'attacco della via:

Al di sopra, enormi pareti proseguono verso l'alto, purtroppo tagliate dalla strada, che ne impedisce lo sfruttamento arrampicatorio...

Troviamo subito l'ancoraggio giusto e (cosa strana per un alpinista...) prima si scende, poi si sale!

Manu si cala in doppia:

Mi calo a mia volta: sopra le nostre teste, un tiro di corda per tornare su, attrezzato a fittoni resinati:

Colpisce subito la perfezione della roccia, un calcare rosa con ottimo grip, magnifico:

Poco dopo le 11,00 partiamo: non abbiamo relazioni, ma Manu l'ha già percorsa due volte e dovrebbe ricordarla; essendo un unico traverso, non c'è differenza tra il primo e il secondo di cordata, quindi andrà avanti lui, che conosce la via.

C'è il sole, solo qualche velatura: per ora teniamo il pile, anche se appena cala il vento il caldo si fa sentire.

Primo tiro (5c): Manu parte per i primi facili metri, quasi camminando, poi improvvisamente c'è una fenditura da superare con difficile spaccata, ma ben protetta a spit; ancora una quindicina di metri più facili ed eccolo in sosta (per la verità, fa sosta su un fittone solo...):

Parto anch'io e sul passo duro a freddo ho subito il mio bel daffare... Prima provo a passare alto, poi mi abbasso, alla fine vado in spaccata e, rimanendo in equilibrio precario, tribolo di brutto a recuperare il rinvio, a farne uscire la corda...
Beh, si inizia subito pesante, dopo 20 giorni di inattività forzata!

Il secondo tiro (6a) è molto impegnativo: Manu traversa scendendo qualche metro in placca fino a doppiare un tetto con spaccata molto aleatoria:

Subito dopo, una placca con minuscole tacche (5c) da attraversare, per portarsi in prossimità di un’altra fenditura che presuppone un passo delicato in spaccata (tanto per cambiare...).

Seguo a ruota, ma la mia salita (o meglio, traversata) in libera sarà per un'altra volta, visto che devo dare una bella munta:

Anche grazie agli sforzi richiesti dalla via, la temperatura sale di brutto ed il pile finisce subito nello zaino. In effetti il vento è cessato e le condizioni sono splendide.

Terzo tiro (6a): dalla sosta Manu sale un paio di metri e rinvia il fittone appena sopra, per poi traversare a destra in orizzontale, ignorando la fila di fittoni che salgono in verticale. La placca che segue è veramente povera di appigli e appoggi (6a), poi offre qualche misera presa:

Alcuni metri sopra le nostre teste, una coppia di gabbiani sembra sgignazzare di fronte alle nostre tribolazioni, come a domandarsi cosa ci facciamo lì, a casa loro:

Altro tiro tosto, la mia espressione denota tutto l'impegno che ci devo mettere:

Manu continua a traversare lungo la quarta lunghezza (5b): prima in orizzontale per un paio di metri, poi iniziando a scendere in obliquo, seguendo gli spit e superando alcune fenditure (5b), fino ad arrivare a pochi metri dal mare, su una comodissima terrazza appena prima di voltare lo spigolo, sosta con spit e vecchio chiodo. In realtà, prima va a rinviare un chiodo che non c'entra nulla, salendo per poi ridiscendere con passi delicati ed antipatici:


Abbiamo fame e la sosta è fantastica, un terrazzino comodo ed aereo, a pochi metri dall'acqua ed in pieno sole.

Ci fermiamo, faccio una telefonata e mangiamo qualcosa; siamo in piena tranquillità, a pochi metri in linea d'aria dall'auto:

L'ambiente attorno non è propriamente alpino, ma ugualmente spettacolare:

Fortunatamente (e stranamente) non ci sono altre cordate, siamo soli:

Ripartiamo, sesto tiro: Manu doppia lo spigolo e risale in obliquo (5a), sfruttando nette tacchette:


Settima lunghezza (5c): ci portiamo in prossimità di una placca gialla sotto ad un evidente tetto, la attraversiamo con attenzione sfruttando piccole tacchette (5c non immediatamente protetto da spit):


Dopo la placca (vecchio chiodo con cordino e poco dopo spit), Manu prosegue ancora qualche metro verso destra su rocce più articolate, fino alla scomoda e aerea sosta appesi (uno spit da integrare).
La discesa degli ultimi metri è alquanto antipatica, soprattutto per il secondo di cordata...

Sporgendomi dalla sosta, verso la parte finale della via:

Prove tecniche di prese che non terremo mai:

Manu prosegue per l'ottavo tiro (6a), aggirando lo spigolo in leggera discesa, a superare l’ennesima placca che prevede l’ultimo passaggio di 6a. Prosegue poi per rocce più articolate (4c), fino a attraversare un’altra placca piuttosto liscia (5a):

Dopo la placca, supera una rientranza e guadagna il pilone roccioso successivo, per scendere alcuni metri e portarsi sotto una sporgenza, ove occorre attraversare in aderenza la placca sottostante (5c spit), sfruttando un buchetto per la mano e alcuni svasi per i piedi:

Passo molto bene la placca delicata, rimanendo basso, anche se qui finalmente giova un pochino venire da secondi.

Le scarpette cominciano a dolermi parecchio ed entriamo nella fase in cui si anela l'uscita dalla via...

Proseguo poi per rocce facili (4a), fino alla sosta attrezzata su una solida clessidra.

La scogliera prosegue, la via più avanti raggiunge il 7° grado, non è più roba per noi; da qui, gli umani risalgono verso l'Aurelia.

Saliamo un tiro di circa 25 metri, finalmente verso l'alto!

Pochi metri prima del guard-rail, dove sosterà, Manu trova uno spit:

Il gabbiano continua continua a seguirci beffardo, stagliandosi contro il tramonto:

La roccia continua ad essere splendida, dall'inizio alla fine; un ultimo sguardo al traverso, poi via, si torna alla civiltà:

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