sabato 14 settembre 2013

PUNTA VENEZIA (m 3.095): Erika

Sabato 14 settembre 2013

Io e Paolino l'Alpino

Questo settembre sa ancora decisamente di estate, per cui si può continuare a scalare le pareti di alta quota, che per me sono la vera essenza dell'arrampicata (e della vita??? :-)).
Paolino menziona la via Erika (6a   TD   7L   350 m) a Punta Venezia (m 3.095) ed io accetto subito entusiasta!
Oltre alla curiosità per la via ed all'amore sconfinato per queste pareti, c'è anche il fatto che (purtroppo!) si tratta di una delle poche vie che ancora non ho salito in zona.
La via è stata aperta nel 98 dai fratelli Galizio e pare sia stata richiodata negli ultimi anni.
Salta agli occhi però la valutazione globale della via, che qualcuno dà TD, qualcun altro addirittura TD+...
Secondo noi la differenza sta proprio nella richiodatura, anche se comunque l'obbligatorio dovrebbe mantenersi sul 6a anche oggi.
Ma sì, andiamo a metterci il naso e vedremo!
Partenza alle 5,40 e parcheggio al Pian del Re (m 2.020) verso le 7,15.
Il parcheggiatore non c'è ancora, ma... eccolo che arriva mentre ci prepariamo... vabbè, anche stavolta pagheremo i 5 € al ritorno...
Scelta dell'abbigliamento: mi tengo ancora leggero, confidando nelle previsioni (avrò ragione).
Attrezzatura: come letto in rete sui commenti (pochissimi) di chi ha salito la via, non porto né nuts né friends.
Siamo già d'accordo che i tiri duri toccheranno a me, vale a dire i primi due.
Saliamo dal Coulour basso del Porco, poi traversiamo la pietraia verso la parete sud-est della Venezia; la via sale l'evidente parete triangolare di colore rosso al centro della foto:
Paolino mi precede nella pietraia, davanti a noi la parete nord-est di Punta Udine, dove purtroppo ho già salito tutte le (splendide) vie tracciate:
Ci siamo, risaliamo il ripido pendio erboso che ci conduce alla base della parete, nel punto dove si presenta più verticale, anzi leggermente strapiombante nel primo tiro:
Lo spit con anello che indica l'attacco della via:
Vista da sotto, non c'è che dire, la via sembra bella impegnativa.
Ci chiediamo se ce la sentiamo: sì, dai!
Paolino mi menziona un'alternativa che non mi esalta, in zona, così mi impegno a fondo ed attacco il primo tiro (6a), prima bello dritto, poi a tratti strapiombante, chiodato bene, anche se non plaisir come altre vie in zona:
Alcuni passi si mostrano decisamente atletici.
Dopo il muretto strapiombante e liscio che sormonta la prima fessura, raggiungo un punto di riposo, do ossigeno agli avambracci e riparto: un diedro in diagonale a sinistra, poi una espostissima uscita a sinistra, in realtà non difficile:
Oltre ad essere impegnativo ed essere il primo della via, a freddo, questo tiro è anche decisamente lungo e continuo.
Una piccola cengetta permette di spostarsi a sinistra di circa un metro, alzando così un po' i piedi, per poi fidarsi di un paio di microtacche da caricare coi piedi, su diritto in placca, fin sotto ad un tetto.
Qui finalmente mi ristabilisco e rinvio uno spit, poi supero il tetto leggermente sulla destra:
Una serie di muri verticali in diagonale verso sinistra, con un paio di appoggi aleatori, quindi finalmente vedo la sosta, in una nicchia, un comodo terrazzino:
Oggi il panorama è mozzafiato e lo sguardo può spaziare libero fino al gruppo del Rosa ed al Cervino:
Paolino, benché un po' riluttante, sale a sua volta:

Non è molto in forma, quindi si lamenta non poco...
Forza, ci siamo quasi:
Come concordato, resto davanti anche per il secondo tiro (5c/6a), un tiro peraltro magnifico: prima un muro verticale da affrontare in aderenza, con un paio di passi piuttosto delicati:
Supero un breve strapiombo, poi altri muri e risalti, fino all'ultimo tettino, che supero leggermente sulla sinistra:
Io mi diverto e sghignazzo, mentre Paolino tira duro giù alle mie spalle:
Gli ultimi risalti:

La roccia è magnifica:
Terzo tiro (5b): Paolino va avanti, prima lungo un diedro sulla sinistra, poi diritto , fino a sbucare ad una comoda sella:
Quarta lunghezza (3c): da qui in avanti continuiamo ad alternarci al comando.
Salgo una facile, ma aerea e divertentissima crestina, fino alla base della parete successiva:
Paolino sale a sua volta:
Quinto tiro (5c): un primo muro verticale, ma ben appigliato:
quindi una lunga successione di risalti in cresta:
Quando tocca a me, è evidente il mio giudizio positivo sulla qualità della via:
Torno avanti per la sesta lunghezza (5c), molto bella: su diritto in placca facile, poi un estetico strapiombo:
lo supero con un singolo passaggio di forza, senza grandi difficoltà:
Segue una lunga serie di risalti, sempre sul filo di cresta, con un paio di passi delicati, fino alla comoda sosta oltre la sella:
Purtroppo la via volge già al termine...
Paolino scala il settimo tiro (4c): verticale ed estetico, ben appigliato, fino alla sommità del torrione:
Volgendo lo sguardo a destra: una cordata sulla via Dimensione Quarto, la prima da me scalata su questa parete, ed un'altra sulla Cresta Perotti, da me salita in solitaria pochi giorni fa:
Paolino raggiunge la cima del torrione:
Tocca a me, mentre alle spalle avverto gli echi del discorso di Umberto Bossi, 1.300 m più in basso, al Pian della Regina:
Una calata in doppia di una quindicina di metri ci deposita alla base del torrione, a monte:
Da qui in avanti si può raggiungere il bivacco vicino alla vetta risalendo alcuni canaloni e cenge:
Ma io ho ancora voglia di arrampicare, per cui salgo ancora arrampicando, slegato, seguendo alcuni speroni chiodati a spit, fino in vetta, da dove ammiro il Re di Pietra da nord-ovest:
Il panorama verso nord-ovest, con la cresta fino al Granero:
Intanto mi raggiunge Paolino, siamo su questa vetta per l'ennesima volta: personalmente ho perso il conto...
Scendiamo al bivacco, dove Paolino mi propone qualche foto divertente:
Ok, anche questa avventura si chiude qui: la discesa lungo la normale non pone problemi, così come il Coulour del Porco; scendiamo circa 1.100 m di dislivello, paghiamo il parcheggio e via, si torna a casa!

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