sabato 10 gennaio 2015

ROCCA SBARUA (m 1.000): La Banda Cavallero

Sabato 10 gennaio 2015
Io e Paolino l'Alpino 

Di nuovo in Sbarua, stavolta con prospettive meteo incredibili, che parlano di temperature eccezionalmente alte.
Infatti, quando parcheggio, il termometro alle 8,40 segna 16°C!!!
Ci prepariamo e percorriamo il solito avvicinamento; anche oggi andiamo alla ricerca di vie decisamente poco battute e frequentate; stavolta saliremo La Banda Cavallero (6a+   13L   300 m), una via del 1996 salita quasi mai.
I pochi che l'han salita in compenso scrivono di aver tribolato non poco a reperire l'attacco ed i vari raccordi della via, che si sviluppa lungo una serie di torrioni da concatenare.
Primo tiro (6a): Paolino sale la prima parte di un vago diedro decisamente muschiato e ci togliamo dai problemi con una tiratina di rinvio (lo farò anch'io da secondo):
La sosta non è più magnifica, ma terrà:
Seconda lunghezza (4+): salgo facilmente in placca e lungo risalti e gradoni, fino alla comoda sosta, in cima al primo torrione:
Paolino segue:
Un trasferimento di pochi minuti ci porta alla base del torrione successivo, il Torrione Condor, dove puntualmente manca il nome della via, ma dopo aver perso un po' di tempo concludiamo che non può che essere questa...
Paolino attacca il diedro e la lama-spigolo che segue (5c/6a), decisamente dura, al punto che entrambi passiamo tirando... ciuffi d'erba!!! Proprio così: noi non abbiamo trovato alternative... forse la scarsissima (quasi nulla) frequentazione della via ha fatto crescere erba nella fessura che presentava la presa di uscita... fatto sta che al momento qualsiasi alternativa ci è sembrata impraticabile:
I passaggi successivi non pongono problemi, compreso il traverso a sinistra che ci porta sulla comoda cengia di sosta.
Ci alterniamo e tocca a me il quarto tiro (6a+), tiro chiave della via:
Supero il bombé iniziale in diagonale verso sinistra, poi mi aiuto un pochino per ribaltarmi a sinistra per uscire da un diedro via via più liscio, dopo una serie di passaggi entusiasmanti:
La roccia è fantastica.
Quinta lunghezza (5a): Paolino attacca il bellissimo spigolo che ci sormonta, salendo da sinistra e destra, per poi afferrare con le mani la lama che ci accompagna fino ad issarci al di sopra del muro:
Appena sopra si traversa decisamente a sinistra, oltrepassando un fastidioso (per le corde) alberello e sostando su comoda cengia.
Salgo a mia volta il muro iniziale, molto bello:
Il sesto tiro (5c) è magnifico, per gli amanti della placca: mi sposto a sinistra, alla base di una placca liscia a tratti appoggiata, in cui supero un paio di metri con passi un po' aleatori in aderenza, poi con grande slancio e divertimento su per placche e lame:
Accoppio il tiro con il settimo (3+), verso sinistra senza difficoltà fino in cima al torrione Condor.
Quando Paolino mi raggiunge, sgranocchiamo qualcosa.
La relazione presenta ora due torrioncini con altrettanti monotiri, ma un po' perchè non abbiamo voglia di scendere a ravanare per cercare l'attacco di un monotiro, un po' perchè è già tardi, decidiamo di portarci alla base dell'evidente Torrione Freidour, dove corrono gli ultimi 4 tiri della via:
L'ottava lunghezza (5c/6a) tocca a Paolino: su diritto lungo pilastrini e placche, con un passo decisamente (troppo) duro:

Seguito da una placca quasi totalmente liscia:
Ce la metto tutta anche da secondo:
Proseguo poi lungo la nona lunghezza (5c), magnifica e verticale, dapprima in leggero diagonale verso destra:
Poi un traverso deciso a destra:
quindi una successione di placche e diedri totalmente verticali, in piena esposizione:
La chiodatura si mantiene decisamente plaisir, intanto io esco a sinistra:
Un ribaltamento sulla placca che conduce finalmente alla sosta:
Ok, Paolino, tocca a te!

Decimo tiro (4c): su diritto in placca, con un singolo passo che richiede attenzione, ma niente di difficile:
Una lunga placca via via più facile ci conduce infine sulla sommità del torrione.
In realtà non è proprio la cima, c'è ancora una lunghezza che conduce sul punto più alto, ma ormai sono le 16,30, non c'è più tempo e, a vederlo così, il tiro non sembra tanto facile da salirlo in pochissimi minuti:
Uno sguardo di intesa: per oggi chiudiamo qui, tra poco sarà buio; un'ultima foto con Monviso (m 3.841) alle spalle e via, si torna giù:
Strada facendo, mentre nella valle già regna l'oscurità, un'ultima ammirata occhiata al Re di Pietra:

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono uno dei chiodatori, mi sembra di capire che la via, per quanto vecchia e malandata, vi sia piaciuta abbastanza.

DANI ha detto...

Assolutamente sì, l'avevo percorsa già anni fa e mi era piaciuta; infatti sono ritornato; peccato per il vento patagonico che ci ha fatto desistere dalla parte finale.