sabato 20 febbraio 2016

ROCCA NERA (m 800): Gulp + Parete Nera (Via Manera-Meneghin)

Sabato 20 febbraio 2016
Io e Rena

Io e Rena combiniamo per andare al Paretone di Machaby, in bassa Vallée, poi all'ultimo il socio mi sgama: "Ma lì è tutta placca... preferirei la Manera a Caprie", che gli avevo prospettato ieri.
Quando aggiunge: "Voglio vedere se il Manera mi mette in difficoltà"... mi convince, oltre a farmi sbellicare.
Parcheggio accanto alla strada, a poche decine di metri dalla Parete Nera (m 800), ma Rena già si lamenta per l'avvicinamento!
L'obiettivo è salire una via sull'avancorpo, Anticaprie, per poi scalare la via Manera-Meneghin o Via della Parete Nera (6a   TD-   5L   150 m).
In pochi minuti siamo alla base di Anticaprie, dove alla fine scegliamo la via Gulp (6a   3L   80 m):
La roccia è serpentino, non proprio la mia preferita, ma la chiodatura dovrebbe essere recente e vista dal basso sembra più che ok, a fittoni.
Ci prepariamo, Rena imbosca in maniera incredibile il suo saccone da big-wall e partiamo, quando sono circa le 10.
Il primo tiro (5+) è abbastanza impegnativo, ho già capito che qua i gradi non li regalano:
Ci alterniamo e parto per la seconda lunghezza, che è più facile della precedente (IV+) ma che non è quarto secondo me, anche se solo per i primi metri:
La facile placca finale prima della sosta:
A questo punto decidiamo di uscire lungo l'ultimo tiro di Sintesi Antica (V), un bel muro seguito da uscita in placca via via più semplice:
Un trasferimento di pochi minuti a piedi ci conduce sotto un bel sole all'attacco della Parete Nera alla Rocca Nera:
Purtroppo dobbiamo attendere che una cordata (un torinese ed un perugino) attacchi la via a sua volta, mentre sgranocchiamo qualcosa:
Poi è il mio turno.
La prima lunghezza (5a) è molto divertente, facili risalti, poi un bel diedro verticale e l'uscita sul terrazzino di sosta, dove trovo ancora uno dei ragazzi che ci precedono:
Rena sale poi a sua volta:
La via è subito bella verticale, ottimamente chiodata a spit:

Secondo tiro (5b, passo di 5c): si sale a destra lungo una rampa, poi si attacca un muro verticale fessurato, con alcuni passi delicati:
Eccomi sul secondo tiro:
La sosta, ci sono sia i tre vecchi chiodi di Manera e Meneghin, sia la nuova catena su spit:
Il terzo tiro (6a) è lunghissimo, almeno 40 m, e molto vario; arrivato in sosta ancora bello brasato dal tiro precedente, cambiamo giro e lascio andare avanti il socio:
Dopo le prime placche, un po' disturbate dal lichene, la parete si raddrizza ulteriormente e propone alcuni metri decisamente atletici.
Segue il passo chiave, che Rena prova prima a salire direttamente lungo un fessurino, poi si convince che occorre traversare in diagonale a sinistra, con alcuni passi decisamente delicati:
Una bellissima sequenza in diagonale a destra chiude la lunghezza, all'agognata sosta, dopo alcuni improperi dettati dal tiraggio delle corde.
Quando tocca a me, mi impegno al massimo e raggiungo nuovamente stanco la sosta.
Il tiro dopo però è magnifico e non me lo lascio scappare di certo.
Dopo un primo passo breve e intenso (6a), percorro un traverso di oltre 20 m a sinistra, in orizzontale:
L'amico in sosta, sospeso sul vuoto:
Il traverso che ancora devo percorrere:
L'esposizione è totale, ma la chiodatura sicura:
Dopo il traverso, salgo un bel muro, in placca ed in fessura, verso sinistra:


Esco lungo placche via via più facili, fino alla sosta posta subito dietro l'angolo, dove mi raggiunge René poco dopo:
Siamo all'ultimo tiro (5b, singolo passo), su roccia più rotta:
Eccoci in vetta, con la Sacra di San Michele alle spalle:

La discesa è comoda, per sentiero ben tracciato e quando riguardiamo la nostra via, ormai l'ombra la fa da padrona:
Dopo una sosta ristoratrice al bar lì sotto, sotto lo sguardo di approvazione di Gian Carlo Grassi dal murales che sovrasta il bancone, possiamo far ritorno a casa.

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