venerdì 25 marzo 2016

ROCCA SBARUA (m 1.100): Via della Fontana

Venerdì 25 marzo 2016
Io e Rena


Giornata di ferie per scalare, visto che domani sarò impossibilitato.
Rena risponde presente, si va!
L'idea iniziale è di andare in Valle dell'Orco a tirar fessure sul celebre granito, ma un rigurgito di coscienza mi fa proporre al socio di restare più in basso, avendo visto le temperature previste e la velatura nuvolosa...
Bene, allora si va in Sbarua, con obiettivo Via della Fontana (6a   8L   200 m), via del mitico Fiorenzo Michelin, che alcune guide danno di 6a+ max e 6a ob.
Verso le 10 siamo all'attacco della via, non c'è più neve alla base delle pareti:

Il primo tiro (5a) sale l'avancorpo roccioso che parte dal basso, direttamente dal sentiero:
Ci leghiamo e attacca Rena:
Concatena i primi due tiri, rinviando la sosta che trova dopo soli 15 m e proseguendo lungo il pilastro verticale che segue, fin sotto al pronunciato tetto che lo sovrasta, da superare sulla sinistra con passi decisamente atletici (6a+), specie a freddo...
Guadagna così la grande cengia, dove lo raggiungo e da cui attacco le placche della seconda lunghezza (5b):
Splendida lunghezza, per gli amanti del genere:
Quasi in sosta:
Per ora splende un bel sole, meglio del previsto.
Rena sale a sua volta:
Le soste sono tutte attrezzate per calata, con l'inconfondibile marchio di fabbrica blu di Fiorenzo:
Il terzo tiro (5c+) presenta un traversino a destra, poi una serie di passaggi atletici per uscire dallo strapiombo, con qualche fastidio di una colata d'acqua ancora presente sotto al tetto:
Il quarto tiro (5c+) è prevalentemente di aderenza:
Salgo le prime placche caricando i cristalli di quarzo con estrema delicatezza:
Dopo un passo a destra particolarmente aleatorio, anche a causa della grande quantità di sporcizia presente sulla roccia, conseguenza della neve sciolta nei giorni scorsi o di opera di pulizia di qualche altro itinerario in alto, continuo a salire, tendenzialmente in diagonale verso destra:

Eccomi in sosta, dopo un muro verticale finale di particolare bellezza; Rena, tocca a te:

Qualche imprecazione, si sa che il Renny predilige i passi di forza ai movimenti delicati in aderenza:
E non è finita, anzi: il tiro successivo (6a) propone una placca povera di appigli bella verticale, oltretutto non facilmente azzerabile:
Rena se la cava con qualche aiutino, grazie al provvidenziale Panic della Kong; poi è il mio turno:
Dopo la placca verticale, traverso a destra con passi aleatori, quindi scalo uno speroncino e raggiungo l'amico:
Settimo tiro (6a+): qualche passo in placca, poi mi aspetta un diedro verticale decisamente estetico:
Supero i risalti dei primi metri, poi eccomi al diedro, da salire senz'altro in dulfer, cercando di far entrare almeno la punta delle dita nella fessurina che ne separa le due facce:
Anche a me torna molto utile il Panic per salire più tranquillo, dal momento che la chiodatura non è affatto ascellare:
Dopo il diedrino, un passo delicato verso destra mi fa guadagnare una splendida lama da salire in dulfer con sommo divertimento.
Giunto in sosta, all'altezza della cengia dove arriva il traverso della Cinquetti, recupero il socio:
Avanti, ormai ci siamo: Rena sale l'ultimo tiro (5b), prima in placca, poi in diedro, fino in cima:
Selfie alla penultima sosta:
Riuniti in cima allo Sperone Cinquetti, il riposo del guerriero:
Autoscatto, mentre un venticello fastidioso si fa odiare:
Alla fine desistiamo dall'intento iniziale di scendere in doppia, visto che il canalone di discesa è sgombro dalla neve, salvo i primi 10 metri.
Da domani, via alle pantagrueliche abbuffate pasquali!

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