sabato 20 gennaio 2018

ROCCA SELLA (m 1.508): Gervasutti

Sabato 20 gennaio 2018
Io, Lollo e Renna

Oggi si viaggia nella storia dell'alpinismo, ancora una volta sulle tracce del Fortissim, di cui tra l'altro ho appena terminato la splendida biografia scritta da Enrico Camanni.
Siamo di nuovo in tre, ritrovo a Marene poco prima delle 8,00 poi via, dirigo il mezzo alla volta di Caprie (TO), sopra cui si erge la Rocca Sella (m 1.508), storica palestra di roccia del torinese dagli anni 30 in avanti. L'obiettivo è la via Gervasutti (V   D-   150 m), con uscita lungo la Cresta Accademica (IV-) fino in vetta.
Oltrepassiamo Almese, poi a Rubiana svolto per Celle; quando faccio per parcheggiare, come da relazione, Renna insorge e mi intima di proseguire "almeno finché c'è asfalto, e anche oltre"...
Nell'ilarità generale, proseguo lungo la stradina, fino alla borgata Comba, dove troviamo parcheggio, per l'esultanza dell'amico poco amante dei dislivelli in avvicinamento, per dirla con un eufemismo...
Ci prepariamo, io propongo una sola mezza corda da 60 m da usare sdoppiata, i soci protestano e portiamo 2 mezze (col senno di poi, consiglio di portarne una sola...).
Imbocchiamo il sentiero, che sale abbastanza ripido, con foglie che ricoprono le pietre di serpentino lucidate dai molti passaggi... sbagliamo percorso almeno una volta, ma ci accorgiamo presto: la segnaletica è piuttosto pietosa, ma alla fine raggiungiamo in poco più di mezz'ora gli speroni rocciosi dove corrono le vie di arrampicata; quello di destra (guardando il canalone che li divide) è il nostro, il nome della via è indicato alla grande:
Ci leghiamo e alle 10,40 attacco io il primo tiro della mia quinta via Gervasutti, non senza una certa emozione.
Salgo lungo lo sperone iniziale, portandomi sulla sinistra verso il fondo del diedro, puntando poi al chiodo in alto, tornando a centro parete, per uscire con un bel ribaltamento in cima al primo torrione:
Mi trovo di fronte un secondo torrione, che affronto direttamente al centro, per uscire sulla sua cima e sostare su solidi spuntoni:
Gli amici mi raggiungono, poi proseguono a piedi per una ventina di metri, fino alla base dello sperone più noto di questa via, quello del diedro di V del Fortissimo, nel centro:
Giunti alla base, Lollo si fa avanti: "Che dite, faccio la cazzata? Vado avanti io".
E sia.
Affronta il passo iniziale, leggermente strapiombante ma ben appigliato, per portarsi alla base dell'evidente diedro, purtroppo ormai molto lisciato nel fondo.
Il diedro è ben chiodato e Lollo può salire in sicurezza:
Primi passi in opposizione, poi in dulfer, per uscire in cima:
Per superare il tratto lisciato usiamo tutti e tre il chiodo, la roccia liscia non dà alcuna garanzia di tenuta per il piede destro:
Tocca poi a Renna e chiudo io la fila:
Altro cambio della guardia, Renna passa avanti per il terzo tiro (IV): sale lungo lo sperone, con un paio di passi interessanti e divertenti:
Raggiunge la vetta del torrione e sosta:
La sosta è decisamente panoramica, dalla bassa Val Susa la vista si apre sui Laghi di Avigliana, sulla prospiciente Sacra di San Michele e a sinistra fino alla città di Torino:
Ora ci aspetta una calata in doppia di una decina di metri, fino alla sella, cui segue una bella parete verticale, che lì per lì non sappiamo se affrontare a sinistra o al centro, leggermente a destra...
Vado io.
Una delle descrizioni della via, nonché un ometto in pietra alla base ci indicano che la via originale passa a destra, dove mi porto:
Attacco e salgo i primi metri, rinviando poi un paio di chiodi non splendidi:
La parete si rivela essere più impegnativa del previsto, essendo a tratti strapiombante:
Supero una prima esitazione, dovuta anche al fatto che il prossimo chiodo che vedo sia molto lontano:
Il vento gelido mi sprona a sbrigarmi, così rompo gli indugi e salgo:
Il tiro è splendido, il più bello di tutti:
Bella roccia, esposizione costante, ottime prese e uscita in cima al torrione, dove in pratica le difficoltà terminano.
Recupero i soci facendo sosta su spuntone: Renna:
e poi Lollo:
Ci sleghiamo e, nel freddo ora intenso, proseguiamo lungo la parte finale della Cresta Accademica, con qualche passo di III:
Poco dopo siamo in vetta a Rocca Sella (m 1.508), mentre il sole va nascondendosi:
Il Monviso (m 3.841):
Raggiungiamo con un diedro un po' antipatico la madonnina di vetta posta al di sopra della cappella in cima, per regalarci una serie di battute micidiali e il solito autoscatto di vetta:
Fatta anche questa:
Scendiamo senza problemi, quando torniamo alla mia auto sta addirittura nevicando.
Anche questa bella avventura si chiude, in attesa della bella stagione...

sabato 13 gennaio 2018

MONTE FREIDOUR (m 1.445): Via della Cricca

Sabato 13 gennaio 2018
Io, Renna e Lollo

Oggi cordata a tre!
Primo ritrovo con Lollo da Mario (e prima colazione), poi tutti sull'auto di Renna e secondo caffè anche con lui a Cavour.
Verso le 9,15 siamo al parcheggio di Dairino, in Sbarua: l'obiettivo di oggi è andare alla ricerca della misteriosa Via della Cricca (5c/6a   17L   340 m), che sale in cima al Monte Freidour (m 1.445), al di sopra della Rocca Sbarua.
Ci prepariamo e partiamo.
Dico misteriosa, in quanto altri mi hanno detto di essere andati alla ricerca di questa via, senza successo...
Noi ci proviamo, tenendoci come riserva la vicina via Carlo Giuliani al Torrione Tosco, sotto cui dovremo passare comunque.
Chiediamo qualche dritta al gestore del rifugio, poi ci incamminiamo, superiamo la Torre del Bimbo, proseguiamo una decina di minuti e, al cartello, prendiamo a sinistra verso il "Colle Aragno Ovest"; poco prima del canale che divide il versante, alla sinistra si incontra il Torrione Tosco; noi lo aggiriamo a destra, risalendo fino all'altezza della sua fine e piegando a destra per un'ottantina di metri: all'inizio degli speroni rocciosi si trovano gli spit (nessuna scritta all'attacco...), in corrispondenza di un bombé decisamente muschiato:
Ci leghiamo, salirò io i primi tiri da primo; sono le 10,30 quando attacco il primo muretto (5c), poi al bombé il passaggio risulta disturbato dal muschio: addirittura tengo una piccola sporgenza per mantenere l'equilibrio durante il delicato ristabilimento in uscita dal bombé... peccato la sporgenza sia in pratica fatta di muschio e venga via, facendomi rimanere appeso allo spit, posizionato proprio lì...
Poi salgo e supero il tratto seguente su placca delicata, decisamente disturbata dai rami di un albero...
Esco a fatica e collego i due spit di sosta, da cui recupero i soci.
Qui la relazione parla di un secondo tiro prima di scendere a sinistra leggermente e attaccare il muro seguente, ma a me non risulta...
Resto davanti e salgo il muro leggermente strapiombante (5) ma con buone prese, per poi trovare un singolo passo boulder, seguito da facili sequenze fino in sosta:
Il tiro successivo (5c) è piuttosto continuo: salgo una serie di placche, quindi un muro ed uno strapiombo non facile:
Esco a destra e trovo la sosta in una nicchia sotto un grande strapiombo.
Resto davanti ancora nel tiro successivo (5c), con bellissimi movimenti più spettacolari che difficili:
Esco a sinistra su placche facili, fino alla sommità del torrione, dove mi raggiungono poco dopo gli amici:

Ci aspetta ora uno dei diversi trasferimenti, optiamo per non cambiare le scarpe, ma le sporcheremo di brutto... Renna va avanti fino al torrione successivo:
La temperatura è ottima, la giornata limpida, il morale è alto, nonostante la via non sarà di quelle da ricordare particolarmente...
Durante il trasferimento ci accorgiamo che, seguendo una corda fissa che sale una rampa a sinistra, stiamo bypassando due tiri, di cui uno in totale traverso a sinistra... pazienza, non abbiamo voglia e tempo per ridiscendere, così proseguiamo la scalata da qui.
Salgo una serie di muri, poi traverso a destra passando dietro ai rami di un albero, con un po' di fastidio con lo zaino in spalla, per poi salire un bombé (5c/6a), seguito da un diedro perfettamente verticale, con roccia un po' sporca, fino alla sosta in cima al pilastro (sosta attrezzata con anello):
Renna in uscita:
Lollo:
Cambio della guardia, passa avanti Renna.
Il tiro successivo non è granché: Renna cammina fino ad un piccolo sperone, che presenta un singolo passo (5), totalmente gratuito, per proseguire di nuovo a piedi dopo...
Segue un muro ostico (5c), che conduce più in alto a bei passaggi aerei:

Ennesimo trasferimento e ci portiamo alla base della struttura successiva, che propone un bellissimo tiro (5b), verticale e vario, con una bella fessura centrale:
In cima al risalto, altro cambio della guardia, con Lollo che passa avanti.
Il tiro successivo (5/A0) ci regala momenti di grande ilarità, a pensarci dopo: dopo una prima placca divertente (5), una cengia prelude a un pronunciato bombé:
Si sprecano gli improperi e la scena è rallegrata dai miei tentativi più o meno umoristici di lanciare all'amico altro materiale per superare il passaggio.
Il risultato sarà una lotta furibonda, che lascerà i suoi segni:
Il tiro successivo non oppone difficoltà e Lollo lo fila in fretta.
Giungiamo quindi a un altro trasferimento, che ci porta sotto l'ultimo torrione da scalare, il più alto.
Torno davanti io per un tiro verticale e continuo (5c/6a), con uscita dopo un bel diedro:
Lollo sale il penultimo tiro (5), cge sarebbe un bel tiro, se non fosse a tratti disturbato dall'acqua che percola dai cespugli di erba e dalla neve presente su un paio di cenge:
Lollo giunge in sosta, dove lo raggiungiamo poco dopo:
Renna chiude le danze:
Ora sopra le nostre teste abbiamo l'ultima lunghezza (5), la 17-esima: a me sembra magnifica, così vado avanti io sull'invitante prua di granito giallo-ocra:
In effetti è un tiro bellissimo, su roccia magnifica; prima salgo lungo un diedro-rampa ascendente verso sinistra, poi direttamente il muro verticale, con alcuni buchi mutuati dal calcare, più che dal granito:
L'uscita è lungo un magnifico sperone aereo, ben appigliato, fino alla catena finale, in cengia, dove poco dopo mi raggiungono gli amici:
Sono le 16,30.
Selfie in cima al torrione finale:
Io e Lollo facciamo su le corde:
Scendere dal torrione per guadagnare il pendio che conduce in vetta al Monte Freidour (m 1.445) non è facile talvolta, in inverno... è il caso di oggi: lato nord, le facili placche che permettono di scendere dal torrione sono completamente ricoperte di neve ghiacciata, col rischio di un lungo volo in caso di scivolamento...
Lollo scende gradinando col tallone, ma io e Renna non siamo per nulla convinti, così optiamo per aiuarci con una mezza corda passata nell'anello della sosta finale della via; pochi minuti dopo siamo al sicuro e possiamo percorrere il crinale innevato che conduce al Freidour:
Il Monviso (m 3.841) fa bella mostra di sè, come sempre:
Poco dopo siamo in vetta, un selfie e via verso il parcheggio, dopo aver incontrato un amico appena uscito da Like a Rolling Stones:
Poco prima delle 18 ci muoviamo dal parcheggio, stavolta con i fari accesi: d'altronde li hanno inventati per questo, no?!?