martedì 7 agosto 2012

CORNO STELLA (m 3.050): Esprit Libre + Campia

Martedì 7 agosto 2012

Io e Bruno







Finalmente la Campia!!!
Frequento il Corno Stella da un po', ho scalato diverse vie, ma mi mancava la più bella e mitica... Oggi ho colmato la mancanza.
La salita era programmata per ieri, ma domenica il meteo ci ha indotti a cambiare: le previsioni incerte e bruttine per lunedì e perfette per martedì ci hanno convinto a rimandare di un giorno.
Stamattina sveglia impietosa alle 3,45, partenza e ritrovo a Fossano alle 4,50 con Bruno.
Travaso di materiale e attrezzatura e via verso la Valle Gesso, con obiettivo il Corno Stella (m 3.050) che saliremo lungo la via Campia (5c   TD-   5L   200 m).
Parcheggiamo al Gias delle Mosche (m 1.591) e alle 6,00 siamo in marcia. Un'ora più tardi, eccoci in vista della parete:
Come previsto, il meteo è perfetto, nessuna nuvola in giro.
Dopo 1h 40' siamo al Rifugio Bozano, dove il sempre simpatico Marco ci accoglie con un bel thè caldo, per levare la sete.
Poco dopo le 8,00 usciamo e puntiamo verso la parete; la temperatura è buona, anche se il sole arriverà tardi non fa freddo come altre volte...
Raggiungiamo l'attacco della via con cui intendiamo scalare lo zoccolo del Corno: Esprit Libre (5b   D+   4L   140 m), una via moderna attrezzata a spit:
Ci prepariamo e ci leghiamo. Abbiamo due mezze corde da 60 m, 12 rinvii, alcuni friend medio-piccoli e martello e chiodi per sicurezza.
Attacco il primo tiro (5b), molto divertente e su roccia subito ottima:
Il tiro è lungo, quasi 50 m, ben protetto.
Raggiungo la comoda sosta ed assicuro Bruno:
Si diverte anche lui:
Le difficoltà sono basse: Bruno traversa a sinistra e sale il secondo tiro (4a), molto breve, fino alla sosta da collegare:
Terzo tiro (4c): salgo uno sperone, con difficoltà decrescenti, fino ad una solida sosta con catena:
Mentre recupero il socio, ammiro il panorama e la sagoma del Corno Stella proiettata sulle pareti circostanti:
La quarta lunghezza (3b) è una passeggiata:
In soli 50 minuti usciamo sulla grande cengia che taglia tutta la parete del Corno Stella.
Un po' troppo presto, forse: non fa freddo, ma nemmeno caldo, quando il vento si fa sentire...
Facciamo su le corde e ci avviamo con calma verso la parte alta della cengia, dove attacca il nostro vero obiettivo odierno, la Campia.
Risaliamo la paretina con brevi passaggi di arrampicata, già salita più volte.
Giunti all'attacco della via, facciamo una sosta ristoratrice, mentre studiamo la parete verticale che ci sovrasta, il cuore del Corno Stella, laddove nel lontano 1945 Matteo Campia, Gianni Ellena e Riccardo Nervo riuscirono a passare, utilizzando solo 4 chiodi... incredibile!
Non c'è nessuno, siamo i primi a raggiungere la cengia. Bene.
Mangiamo e beviamo qualcosa, ma sono poco più delle 10 e prima che il sole arrivi ci vuole ancora tempo; in più, stando così fermi, inizia a far freddo sul serio.
OK Bruno, attacchiamo la nostra via!
Ci leghiamo, studiamo bene la parete dal basso e riusciamo a riconoscere già da qui molti dei punti salienti della relazione di salita.
Molti di questi mi sono molto familiari, avendone già letto e sentito parlare molte volte... Riconosco il famoso traverso del terzo tiro, "molto delicato, esposto e psicologico, 5c".
Faccio anche due rapidi conti: toccherà a me!
Siamo pronti: sono le 10,30.
Attacco con grande emozione i primi metri della via che ho sognato spesso ed altrettanto spesso ho studiato sulle relazioni ed osservato dal basso...
Il primo tiro (4c) sale prima per lo sperone a gradoni, poi le difficoltà aumentano. Non trovo alcun chiodo, allora punto alla catena di calata alla mia sinistra e rinvio uno spit posto alla sua destra:
In seguito la parete si raddrizza e scalo una bella placca lavorata, che non abbonda di prese per la verità.
Giunto sotto ad breve strapiombo, lo supero sulla destra lungo una fessurina, quindi torno un metro a sinistra, uscendo da un diedro, fino a portarmi su terreno più semplice e sulla comoda cengia dove trovo la prima sosta, attrezzata su tre chiodi un po' datati:
Bruno, tocca a te!
Faccio salire il compagno:
Alcune relazioni particolarmente zelanti descrivono questo come il secondo tiro della via, prendendo in considerazione anche la prima parte dello sperone roccioso da cui si stacca la via...
Ho sempre salito (e disceso) questo tratto slegato, come oggi del resto, quindi per noi Bruno sta salendo il primo tiro e la via di conseguenza ne conterà 5.
Ci alterniamo in testa, così Bruno attacca il muro verticale che sormonta la sosta, che introduce il secondo tiro (5c).
E' presente un chiodo un paio di metri sopra la sosta: il passaggio è bellissimo, un po' atletico, ma su roccia magnifica e ben appigliata:
L'uscita dal muro verticale è in placca, leggermente verso sinistra, ove occorre attenzione in quanto non si trovano chiodi; le difficoltà sono però basse (4c) e la roccia sempre perfetta:
La via propone ora un muro verticale, seguito da un diedro poco pronunciato:
L'uscita del diedro richiede un breve spostamento verso sinistra, quindi un'ultima placca di 5a conduce alla scomoda sosta posta al di sotto dell'evidente diedro-scaglia verticale che segna la parete centrale:
Dopo aver rinforzato la sosta a chiodi con una fettuccia, Bruno mi recupera e mi diverto un mondo a raggiungerlo, accarezzando le famose vaschette di erosione che caratterizzano il Corno Stella e le sue placche.
Eccoci al famoso traverso del terzo tiro (5c).
Lo studio un attimo, poi risalgo un paio di metri al di sopra della sosta, grazie a due solidi spuntoni che offrono una buona presa.
Un primo movimento delicato mi porta con un piede sulla placca inclinata che dovrò percorrere lungo tutto il traverso; saggio subito la fessura che forma l'angolo inferiore del diedro orizzontale che delimita la rampa e fortunatamente riesco ad infilarci le falangi.
Al passo successivo arrivo a rinviare il primo chiodo, mentre noto come i successivi chiodi siano piuttosto numerosi, fortunatamente.
Ora, quando devo affidarmi con entrambi i piedi alla placca delicata ed in posizione molto esposta, oltre alla fessurina trovo anche in alto una discreta tacca; intanto riesco già a rinviare il secondo chiodo, per cui la cosa mi pare tutto sommato tranquilla.
Ancora qualche metro e trovo un terzo chiodo, dopo di che mi ristabilisco in un punto di riposo, da cui fotografo la strada percorsa fin qui ed il mio compagno appeso in sosta:
La parte impegnativa della lunghezza si chiude con il superamento in spaccata di un poco marcato diedro che divide la rampa inclinata che sto percorrendo in traverso: con un breve lancio mi affido ad una presa da accoppiare, molto buona, e mi ristabilisco oltre l'ostacolo, saltando un chiodo, che sarebbe stato molto scomodo rinviare durante il passaggio.
Eccolo, mezzo metro sotto le corde:


Vado avanti, trovo un altro chiodo:
Insomma, non mi posso proprio lamentare della chiodatura, di cui molto si è detto e si è scritto...
Sostanzialmente, caro Galley, gli spit sono veramente inutili, qui!
Intanto gli ultimi metri sono facili e raggiungo la sosta:
Bruno, tocca a te!




La sosta, due chiodi da collegare:
La quarta lunghezza (5c) è ancora magnifica: Bruno sale diritto lungo placche articolate e le classiche conformazioni a vaschetta dello gneiss del Corno, qui particolarmente scuro, fino ad imbattersi in un pilastrino strapiombante.
Un delicato traverso a sinistra permette di uscire e raggiungere un punto di riposo, prima di scalare un bellissimo diedro verticale, su buone prese, all'uscita del quale si trova la sosta sulla destra:

La quarta sosta:
La mia uscita dal diedro, in pieno sole, finalmente:

Ormai ci siamo, le difficoltà sono alle nostre spalle.
La relazione parla di quinto tiro facile (4c), ma in realtà io e Bruno siamo concordi nel dare ancora un bel quinto grado ad un singolo passaggio delicato di uscita a sinistra dal diedro verticale in cu si trova la sosta:
Da qui in avanti, risalgo la lunghissima rampa ascendente in diagonale verso sinistra, senza difficoltà vere, fino a raggiungere la sosta di calata che segna la fine della via:

Eccola, la conosco bene, avendola usata più volte come linea di calata in doppia dalla vetta:
Che peccato, la via è finita... è stato un bel viaggio, divertente ed emozionante.
Chiamo Bruno a salire l'ultimo tiro:

La sosta che segna la fine della Campia è posta su un terrazzino un paio di metri al di sotto del plateau sommitale, il quale è molto lungo se percorso per toccare la vera cima della montagna.
Ecco la croce di vetta, lassù:

Il meteo è splendido, nessuna nuvola.
Il Monviso (m 3.841) all'orizzonte:

La pigrizia vince, così, visto che sono già stato un paio di volte alla croce di vetta del Corno e visto che Bruno non insiste per andarci, ce ne stiamo qui a sgranocchiare qualcosa:

Il caratteristico plateau sommitale, percorso anche con gli sci:
Di fronte a noi, ad ovest, il Monte Matto (m 3.080) ed il Viso sullo sfondo:
E' tempo di scendere, torniamo alla sosta di calata e buttiamo le doppie, sempre divertenti, verticali e veloci:

La parete e la via viste dal basso:
Dopo una sosta di 1h 30' al rifugio Bozano a parlare col simpaticissimo Marco, soprattutto di un mio prossimo obiettivo, lo Sperone Campia all'Argentera, io e Bruno possiamo scendere a valle:
Si continua a far programmi: come fare diversamente, in ambiente così spettacolare???
Lo sperone:
Il tracciato delle vie salite oggi:
Sicuramente non c'era modo migliore di spendere bene un giorni di ferie dal lavoro...
Scendendo a valle, altri progetti di cui parlare e da ammirare: la Cresta Nord-Ovest all'Asta Sottana (m 2.904):
La via Campia alla Guglia del Dragonet:
Bruno si conferma un ottimo compagno di scalata, sicuramente avremo altre occasioni in questa magnifica estate!


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