sabato 14 novembre 2015

ROCCA CASTELLO (m 2.452): Via dei Pupazzi

Sabato 14 novembre 2015
Io e Stefano

Il clima incredibilmente favorevole di questo pazzo 2015 mi porta ancora una volta in alta montagna, nel "mio giardino" preferito, il Gruppo Castello-Provenzale in alta Val Maira.
Stefano risponde con entusiasmo.
Gli propongo due alternative: una delle tante belle vie del gruppo, per godere del luogo e del meteo favorevole oppure un'avventura esplorativa e decisamente più fuori dagli schemi.
Come supponevo, Stefano non prende nemmeno in considerazione la prima ipotesi!
Antefatto: alcuni mesi or sono mi è cascato l'occhio sulla relazione della via Buch e Maia (IV+   AD+   5L   180 m) alla Rocca Castello (m 2.452).
Ho provato a chiedere in giro qualche info in più su questa via, non trovando in rete assolutamente nulla al riguardo. Niente.
Non solo: un amico frequentatore seriale di queste pareti mi mette la pulce all'orecchio che intorno a questa via aleggi un che di misterioso e strano.
Il nome di uno degli apritori è decisamente altisonante, Maurizio Oviglia, con cui sono in contatto telematico, così decido di rivolgermi direttamente all'interessato, il quale mi risponde prontamente che lui quella via non l'ha mai aperta...
Ma tu guarda...
Mi ricorda che in Castello ha aperto la nota Sete d'Oriente e che sempre nei paraggi ha aperto una via in solitaria il giorno del suo ventesimo compleanno, senza lasciare traccia e senza diffondere la relazione.
A questo punto mi incuriosisco ancora di più e parlando con altri climber salta fuori che è opinione diffusa che questa via non esista!
Ok, Stefano, qui urge chiarire la cosa, andiamo a dare un'occhiata.
Del resto, cosa c'è di più stimolante che avere una scusa per tornare sulle mie pareti preferite???
Ci organizziamo così: partiamo "armati" di tutto punto (come del resto faccio quasi sempre, da queste parti...), pronti ad attrezzare la via da zero, se necessario e se troveremo una linea fattibile.
Martello, chiodi di vario tipo, nuts, friends, cordini anche da abbandono, addirittura uno sky-hook...
La relazione sulla guida ufficiale è piuttosto scarna di descrizioni, mentre lo schema con i tracciati delle vie non mi torna in partenza, essendo Solo per Bruna disegnata troppo a sinistra, con uscita in comune con la Sigismondi, anziché a pochissimi metri dalla vetta:
L'appuntamento è alle 6,30 in piazza a Dronero, dove arrivo con un buon quarto d'ora di anticipo per un premeditato caffè: peccato che non trovo nessun bar aperto...
Arriva Stefano, trasbordo di materiale e via verso l'alta valle; l'agognato caffè lo troverò in una frazione più su, da un personaggio che è tutto un programma.
Parcheggiamo dopo Chiappera, al posteggio basso sotto la Provenzale: inutile salire ancora, perdendo oltre un quarto d'ora in prima marcia e distruggendo l'auto, per risparmiare forse pochi minuti, al prezzo di una salita almeno in parte nella neve.
Purtroppo aprendo le porte siamo accolti da vento forte; in realtà il meteo prevedeva questa possibilità, a fronte di cielo quasi sgombro di nubi. Lo zero termico si mantiene alto, a 3.200 m.
Dopo 45' di cammino, eccoci al cospetto delle amate pareti est del gruppo:
La vista è radiosa ed oggi è impreziosita da un gipeto che sorvola le pareti:
Salendo possiamo vedere ben due cordate già impegnate sui primi due tiri della Balzola:
Noi saliamo ancora, "scorrendo" le varie vie della parete, fino alla Rinaudo; la relazione dice di attaccare 15 m a destra, su placche verdastre.
Le placche ci sono, ma 15 m a destra della Rinaudo significa che la Solo per Bruna sarà alla nostra sinistra e non a destra come nel suddetto schizzo:
A questo punto faccio due considerazioni: innanzitutto, sono le 9,30 e questo settore di parete è già in ombra, mentre continua a soffiare un po' di vento non certo caldissimo...
Dobbiamo decidere se portare a termine il nostro proposito esplorativo oppure se andare a scalare qualche via nota, al sole.
Ok, siamo d'accordo per l'obiettivo iniziale, per cui ci prepariamo e ci leghiamo.
Attacco io per primo, salendo l'evidente fessura, con passi iniziali di III:
Individuo quasi subito un chiodo infisso in un buchino, magnifico:
Poi salgo lungo l'evidente fessura; quando questa si allarga, traverso a destra in spaccata (IV), al di sotto di una placca verticale compatta, solcata da una piccola fessura; provo a salirla, ma il passo non è banale e non è molto proteggibile; per la verità riesco ad infiggere un chiodo, anche se solo per qualche centimetro, poi decido di traversare ancora un paio di metri a destra e salire da lì; la scelta è opportuna, salgo senza problemi e ritorno a sinistra lungo placche articolate, fino a raggiungere un terrazzino dove trovo una vecchia sosta a chiodi:
Col martello ribatto i due chiodi, sembrano tenere. Ho percorso circa 25 m. Sopra di me, belle placche ed un diedro rosso spettacolare:
Recupero Stefano, che parte infreddolito, ma ben vestito:
Procediamo a comando alternato, Stefano va avanti sulle placche che seguono, poi si porta nel diedro:
Il diedro in alto diventa un camino verticale, piuttosto ostico; Stefano prova ad uscire a sinistra, verso il filo dello spigolo rosso, in piena esposizione (IV+), senza sapere cosa troverà:
Buone notizie, una volta doppiato lo spigolo trova placche articolate percorribili senza difficoltà e poco dopo una seconda vecchia sosta su clessidra e due chiodi, dopo un viaggio di circa 25 m:
Uno dei due chiodi gli rimane in mano, così lo ribatte ed integra con un eccentrico, poi mi fa salire.
Lo raggiungo e mi complimento per il passaggio "al buio" sullo spigolo, poi studio la terza lunghezza (III+):
Salgo l'ampia fessura che sormonta la sosta, poi in leggero diagonale verso destra, lungo placche e diedri, con difficoltà via via inferiori, fino a raggiungere la grande cengia mediana, che percorro verso sinistra, fino a sostare su spit e cordoni, dopo una trentina di metri.
Stefano sale a sua volta, poi prosegue verso l'alto: prima supera facili risalti, poi sale una sequenza di muri:
Uno in particolare si rivela abbastanza impegnativo (IV+); si protegge con nut e, dopo quasi 50 m, raggiunge una nicchia alla base di uno sperone rossastro, dove trova un nut incastrato, che integra con friends e nuts:
Quando mi fa salire, incontro poco prima della metà del tiro un vecchio chiodo:
Il nut incastrato che Stefano usa come sosta sarà l'ultimo segno di passaggio che incontreremo...
Quando salgo il tiro, studio continuamente il terreno, per decidere da che parte dovrò proseguire; le indicazioni della relazione in questa parte centrale sono piuttosto vaghe...
Decido che proseguiremo a sinistra, anche perché a destra andremmo ad uscire in cresta (se ci arriveremo...) troppo lontano dalla vetta, nei pressi della Sigismondi, mentre la relazione dice che l'uscita in cresta non è lontana dalla cima ed è nei pressi di un grande gendarme rosso.
Allora è deciso: raggiungo la sosta, ci scambiamo un po' di materiale, poi proseguo convinto verso sinistra, attaccando le splendide lame rossastre che caratterizzano i primi metri:
Esco a sinistra, girando piuttosto largo, poi proseguo la quinta lunghezza incontrando difficoltà di III+ con qualche passo di IV:
Ora alla mia sinistra individuo nuovamente la via Solo per Bruna, un paio di spit in placca, mentre sopra di me, molto in alto, un magnifico gendarme rosso che pare indicare l'uscita in cresta:
Proseguo alcuni metri, piazzo un buon nut dopo un bel run-out di quelli che piacciono a me, quindi torno leggermente a destra per portarmi alla base del grande diedro che sembra possa portarci fino all'uscita in cresta.
Poco dopo, Stefano è sulle mie tracce:
La quinta sosta, che attrezzo con fettuccia su spuntone e con un buon friend:
Sesto tiro (IV): Stefano approccia la placca sopra di noi, traffica un po' per riuscire a proteggersi, poi dopo un primo nut nella fessura del diedro a sinistra riesce a piazzarne uno fantastico, piccolo, in una scaglietta, così prosegue in sicurezza lungo la bella placca lavorata:
Divertimento massimo e buon umore, ormai abbiamo capito che usciremo in vetta:
Si sposta poi a destra di qualche metro, andando a reperire un sistema di diedri e blocchi un pochino delicati, che lo portano senza difficoltà a passare sotto ad un grande gendarme rosso individuato dal basso, dopo una cavalcata di quasi 50 m.
La parte finale del tiro, vista dalla sosta:
Lo raggiungo poco dopo, ha fatto sosta sugli spuntoni della cresta, finalmente al sole:
Proseguo senza indugio verso la cima, lungo la cresta che ben conosco, essendoci passato sia in cordata, sia in slego:
Una serie di divertenti passaggi di III+ mi portano fuori dalle difficoltà, a pochi metri dalla cima, da dove riprendo la cresta alle mie spalle, aerea ed elegante:
Ormai è fatta:
Ecco la croce di vetta, vicinissima da dove mi fermo a far sicura (a spalla, alla moda antica) all'amico:
Poco dopo siamo alla croce di vetta:
Non so quante volte sono stato qui, ma ogni volta è un'emozione diversa e unica, fuor di retorica.
Di fronte a noi, la piatta sommità della Torre Castello (m 2.448):
La vista verso sud, con l'Oronaye (m 3.100) in versione invernale:
A nord-ovest, il gruppo degli Chambeyron:
L'ombra della Rocca sul Colle Gregouri e le nostre corde già piazzate per la calata in doppia, che faremo lungo la King Line:
A conti fatti, i casi sono tre:
  • abbiamo scovato la misteriosa via Buch e Maia, anche se non si sa chi l'abbia eventualmente aperta, dato che Oviglia nega di averlo fatto; inoltre, sia la relazione, sia lo schizzo non tornano assolutamente...
  • abbiamo percorso qualche altra via misconosciuta;
  • abbiamo aperto una via nuova, almeno dalla grande cengia in su, dove non abbiamo trovato praticamente nulla.
Dopo aver consultato pareri autorevoli (compreso chi ha scritto la guida), sono giunto alla conclusione che trattasi di via nuova, che battezziamo Via dei Pupazzi, con un vezzeggiativo di dedica ai nostri tre (presto quattro) bambini piccoli.


Ultimi scatti, poi si scende.
Anche stavolta mi domando se sia l'ultima di questa fantastica stagione...
Iniziamo le calate (quattro) lungo King Line; la prima:
La prima doppia ci riserva un problemino di incastro durante il recupero, che mi tocca risolvere risalendo una quindicina di metri e calandomi poi su una sosta della Diagonale Est...
Non abbiamo più intoppi fino a terra; scendo per primo, conoscendo bene la via, e mentre aspetto Stefano torno a recuperare il mio pile e i bastoncini, oltre a fotografare l'attacco della nostra via, la fessura diagonale e la placca alla sua destra:
Stefano all'ultima calata da 60 m:
La parete:
Anche stavolta non è prestissimo... con le giornate corte di novembre sta già calando l'ombra sulle amate pareti est:

La linea che abbiamo seguito, accanto a quella di Solo per Bruna:

La linea seguita vista dalla base:
Al momento la via è schiodata, l'intenzione è di risalire per attrezzare almeno le soste, in stile rigorosamente classico.

3 commenti:

Alessandro Contini ha detto...

Ciao Danilo, scusa se riesumo un vecchio post ma riguarda direttamente la via di cui parli qui, inoltre non ho trovato un contatto email da nessuna parte. Con un mio socio due settimane fa abbiamo ripercorso una vecchia via sulla Est della Rocca e crediamo che si tratti effettivamente della famosa/famigerata "Buch e Maja". Ti scrivo perché ho pensato che magari ti sarebbe interessato sapere che forse quella via esiste davvero. Anche noi siamo stati parecchio colpiti dalle imprecisioni del disegno sulla vecchia guida di Massari, ma tramite un poco di processo di deduzione abbiamo seguito un tracciato che resta un poco a sinistra della tua "Via dei pupazzi" e che sembra corrispondere, almeno nella parte sopra la cengia, alla via originale. Ti va di parlarne/darci un'occhiata? Grazie e ciao

Anonimo ha detto...

La via è stata aperta da Maurizio Ovidi in compagnia,credo di Venanzio Mattalia.
Dovrebbe passare più o meno dove passa Solo x Bruna.

Anonimo ha detto...

Marco Ghiglia guida